VERSO 55
śrī-bhagavān uvāca
prajahāti yadā kāmān
sarvān pārtha mano-gatān
ātmany evātmanā tuṣṭaḥ
sthita-prajñas tadocyate
śrī-bhagavān uvāca: Dio, la Persona Suprema, disse; prajahāti: abbandona; yadā: quando; kāmān: i desideri di soddisfazione dei sensi; sarvān: di ogni varietà; pārtha: o figlio di Pṛthā; manaḥ-gatān: creazioni della mente; ātmani: nello stato puro dell’anima; eva: certamente; ātmanā: con la mente purificata; tuṣṭaḥ: soddisfatto; sthita-prajñaḥ: situato sul piano della trascendenza; tadā: in quel momento; ucyate: è detto.
Dio, la Persona Suprema, disse: O Pārtha, si dice che una persona è situata nella pura coscienza trascendentale quando rinuncia ai molteplici desideri di piacere dei sensi, generati dalla speculazione mentale, e ha la mente purificata, soddisfatta solo nel sé.
Lo Śrīmad-Bhāgavatam afferma che la persona cosciente di Kṛṣṇa, assorta nel servizio di devozione, possiede tutte le qualità dei grandi saggi, mentre chi non ha raggiunto questo grado di perfezione spirituale non ha qualità, perché si aggrappa alle proprie elucubrazioni. Il verso consiglia dunque, a ragion veduta, di respingere tutti i desideri di godimento materiale creati dalla mente. È impossibile porre fine a questi desideri in modo artificiale, ma se si adotta la coscienza di Kṛṣṇa, svaniranno a poco a poco senza bisogno di ulteriori sforzi.
Non si deve quindi esitare a impegnarsi nella coscienza di Kṛṣṇa, perché il servizio di devozione ha il potere di elevare subito la coscienza al piano trascendentale. Realizzando la propria condizione eterna di servitore di Kṛṣṇa, chi è molto avanzato spiritualmente gode di una costante serenità interiore e non ha più desideri legati al vano materialismo. Avendo ritrovato la propria posizione naturale è sempre felice.