VERSO 6
sannyāsas tu mahā-bāho
duḥkham āptum ayogataḥ
yoga-yukto munir brahma
na cireṇādhigacchati
sannyāsaḥ: l’ordine di rinuncia della vita; tu: ma; mahā-bāho: o Arjuna dalle possenti braccia; duḥkham: l’infelicità; āptum: affligge con; ayogataḥ: senza il servizio devozionale; yoga-yuktaḥ: chi pratica il servizio devozionale; muniḥ: il pensatore; brahma: il Supremo; na cireṇa: senza indugio; adhigacchati: raggiunge.
La mera rinuncia all’azione, senza un impegno devozionale, non può dare la felicità, o Arjuna. Soltanto la persona introspettiva, che pratica il servizio di devozione, raggiunge direttamente il Supremo.
Esistono due tipi di sannyāsī o persone situate nell’ordine di rinuncia: i māyāvādī, che studiano la filosofia sāṅkhya, e i vaiṣṇava, che studiano la filosofia dello Śrīmad-Bhāgavatam, il commento autentico del Vedānta- sūtra. Anche i sannyāsī māyāvādī studiano il Vedānta-sūtra, ma si affidano al commento impersonalista di Śaṅkarācārya, il Śārīraka-bhāṣya. Gli studenti della scuola bhāgavata, a cui appartengono i sannyāsī vaiṣṇava, praticano il servizio di devozione secondo le regole del pāñcarātrikī, dedicandosi a molteplici occupazioni trascendentali nell’ambito del servizio al Signore. Tutti i loro atti, compiuti per amore di Kṛṣṇa, non hanno però nulla di materiale. I sannyāsī māyāvādī invece, immersi nello studio del sāṅkhya e del Vedānta, e nelle loro speculazioni intellettuali, non possono gustare il nettare del servizio di devozione. Poiché i loro studi finiscono col diventare tediosi, si stancano di speculare sul Brahman e si volgono verso lo Śrīmad-Bhāgavatam, ma non ne colgono il significato, incontrando così numerosi ostacoli nello studio di quest’opera.
I māyāvādī non traggono assolutamente nulla dalle loro aride speculazioni, né dalle interpretazioni impersonaliste delle Scritture, mentre i vaiṣṇava, assorti nel servizio devozionale, provano una gioia vera nel compimento dei loro doveri spirituali e alla fine hanno la garanzia di raggiungere il regno di Dio. Accade a volte che i sannyāsī māyāvādī si allontanino dal sentiero della realizzazione spirituale e si dedichino nuovamente alle attività di questo mondo, magari altruistiche e umanitarie, ma pur sempre materiali. I vaiṣṇava si trovano dunque in una posizione più sicura rispetto ai sannyāsī impegnati a elucubrare sulla natura del Brahman, sebbene anche questi ultimi giungeranno dopo molte nascite alla coscienza di Kṛṣṇa.