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VERSO 20

karmaṇaiva hi saṁsiddhim
āsthitā janakādayaḥ
loka-saṅgraham evāpi
sampaśyan kartum arhasi

karmaṇā: con il lavoro; eva: anche; hi: certamente; saṁsiddhim: nella perfezione; āsthitāḥ: situati; janaka-ādayaḥ: Janaka e altri re; loka-saṅgraham: la gente comune; eva api: anche; sampaśyan: considerando; kartum: di agire; arhasi: meriti.

Re come Janaka raggiunsero la perfezione semplicemente compiendo il dovere prescritto. Svolgi dunque il tuo compito, se non altro per educare gli altri.

Re come Janaka erano anime realizzate, quindi per nulla obbligate a svolgere i doveri stabiliti nei Veda, ma si assunsero comunque le proprie responsabilità al solo fine di dare l’esempio. Janaka era il padre di Sītā e il suocero di Rāmacandra (altra forma di Dio). Grande devoto del Signore, egli era situato sul piano trascendentale, ma poiché era il re di Mithilā (provincia del Bihar, in India), dovette insegnare ai suoi sudditi come compiere i loro doveri.
Kṛṣṇa e Arjuna, eterni amici, non avevano alcun bisogno di combattere a Kurukṣetra, ma lo fecero ugualmente per mostrare che la violenza è necessaria quando gli argomenti non hanno effetto. Si tentò di tutto per evitare la battaglia di Kurukṣetra; anche la Persona Suprema fece del Suo meglio, ma l’avversario era così determinato che lo scontro fu inevitabile. A volte è necessario battersi per una giusta causa. Anche se non è materialmente motivato, il devoto del Signore agisce comunque, allo scopo d’insegnare alla gente come vivere e comportarsi. Chi è elevato nella coscienza di Kṛṣṇa sa operare in modo tale che gli altri seguano il suo esempio, come mostrerà il prossimo verso.

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