VERSO 30
sarve ’py ete yajña-vido
yajña-kṣapita-kalmaṣāḥ
yajña-śiṣṭāmṛta-bhujo
yānti brahma sanātanam
sarve: tutti; api: benché differenti in apparenza; ete: quelli; yajña-vidaḥ: che conoscono bene lo scopo del sacrificio; yajña-kṣapita: liberati dalle conseguenze di tali atti; kalmaṣāḥ: dalle conseguenze dei peccati; yajña-śiṣṭa: come risultato del compimento di sacrifici; amṛta-bhujaḥ: coloro che hanno gustato questo nettare; yānti: avvicinano; brahma: il supremo; sanātanam: regno eterno.
Tutti coloro che compiono sacrifici e ne hanno compreso il significato si liberano dalle conseguenze del peccato, e avendo gustato il nettare dei frutti sacrificali progrediscono verso la destinazione eterna e suprema.
La descrizione delle diverse forme di sacrificio (il sacrificio dei beni materiali, lo studio dei Veda o di varie dottrine filosofiche e la pratica dello yoga) mostra che tutte mirano al controllo dei sensi. Poiché il desiderio di godere dei sensi è la causa principale dell’esistenza materiale, senza liberarsene è impossibile raggiungere il piano della vita eterna, della conoscenza e della felicità, che si trova nel dominio eterno, la sfera del Brahman.
I sacrifici menzionati nei versi precedenti aiutano l’individuo a liberarsi dalle conseguenze nefaste dei suoi atti colpevoli. Questo progresso spirituale gli assicura non solo la felicità e la prosperità in questa vita, ma anche l’accesso al regno eterno, con la possibilità di fondersi nel Brahman impersonale oppure di vivere accanto a Dio, Kṛṣṇa, la Persona Suprema.